Il libro non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato, non fosse altro che per l’inconsueta forma epistolare (sempre un’invenzione raffinata e forse unica nella letteratura sportiva) e per il fatto che l’autore scrive sempre in punta di penna.
Il perché della scelta di Baggio è piuttosto immediato, Pastorin del calcio non narra mai di superuomini, tutti record e regole ferree, ma di uomini che accostiamo al gioco per le qualità personali, quelle che ce li fanno anche sentire vicini, non escluse le loro debolezze, o meglio, i loro lati più umani: non sono pagine di numeri e di schemi, ma...