Europeo 2024 visto da Francesco Ratti

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Finale 2024

Sarà Inghilterra-Spagna la finale di un Campionato Europeo che ha visto cadere, progressivamente, tutte le teste di serie.
Poteva esserci atto conclusivo migliore?
Certamente sì, ma le nazionali che si sfideranno domenica a Berlino erano inserite, sin dall’inizio, nel lotto delle pretendenti. Crollati i padroni di casa sotto i colpi di una direzione di gara al limite dell’arresto, uscito il Portogallo per le scelte incomprensibili del proprio CT, caduta una Francia lenta e molto poco “squadra”, sono rimaste in piedi due nazionali per certi versi agli antipodi.
Da una parte l’Inghilterra protestante, conservatrice, economicamente tradizionalista, che da oltre un secolo vanta di aver creato il football, da sempre ancorata a quella vecchia concezione del gioco aggressivo e del traversone. Dall’altra la Spagna cattolica, ma in evoluzione sui diritti civili, dalla crescita economica costante, amante del fraseggio e del gioco offensivo, che ha fatto scuola nel corso degli anni.
C’è stato un tempo in cui Southgate era un innovatore. Era il 2018 e la nazionale inglese usciva dalle deficitarie gestioni Capello e Allardyce con un gioco diverso, una maggiore possesso palla e l’emergere di nuove individualità. Il tempo ha generato nuove aspettative e l’esplosione di alcuni talenti doveva essere il preludio per un ritorno alla vittoria: questa probabilmente sarà l’ultima chiamata per l’ex difensore, che ha un contratto in scadenza con la federazione.
De la Fuente, invece, è l’uomo chiamato dalla RFEF per continuare l’opera di ricostruzione iniziata da Luis Enrique qualche anno fa, allo scomparire della “generazione dei vincenti” che dominò l’Europa e il Mondo per mezzo del tiki-taka. Erano gli anni di Vicente del Bosque e di Zapatero, con il suo socialismo ciudadano.
Se il tecnico britannico possiede molteplici soluzioni soprattutto nel reparto avanzato, non facendosi particolari problemi nell’affidarsi alla linea giovane, l’ex gloria del Bilbao ha dovuto lavorare sulle giuste distanze tra i reparti per mascherare le evidenti lacune dei propri difensori.
Un ringraziamento particolare per Lamine Yamal, 17 anni il 13 luglio, per averci regalato alcune perle che a livello europeo sembravamo aver perso. Giocatori così ne nascono uno ogni 20 anni, ma non dimentichiamoci soprattutto che il calcio è uno sport di squadra.
Allora sotto con i pronostici, per un match che sulla carta non ha favoriti.


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