Tango, Samba e Beat: pagine scelte

SPLENDORI E MISERIE DEL GIOCO DEL CALCIO di Eduardo Galeano

SPLENDORI E MISERIE DEL GIOCO DEL CALCIO

Un Tango triste, un libro che sarebbe stato presto suggerito in questa rubrica, ma che viene proposto oggi per ricordare Eduardo Galeano, il grande scrittore che ci ha lasciati appena ieri.
Se ne è andato l’ultimo artista che abbia lasciato delle pagine dedicate al nostro gioco, l’altro grande, Osvaldo Soriano, manca da diciott'anni.

La traduzione italiana del titolo non rende quanto l’originale, che tradotto letteralmente suonerebbe “Luci e Ombre del Calcio”: decisamente più sottile, più amaro e più insinuante.
L’opera di Galeano, che si tratti di calcio, economia, storia o società, porta sempre con sé una denuncia, la matrice del giornalismo d’inchiesta, non le immagini naïf, non le favolette zen, ma lame e cocci di vetro, mente e occhi ben aperti e indipendenza di pensiero.

Una vita avventurosa, uruguayano, giornalista operaio, perseguitato per i suoi ideali socialisti, costretto alla fuga in Argentina dall’avvento al potere dei militari in patria: come dire dalla padella alla brace, anche da lì fuga dai governi militari, profugo per una ventina d’anni anche in Spagna, tornò in Uruguay con il ritorno della democrazia.

In "Splendori e miserie del Gioco del Calcio" sono emblematiche le analisi degli incroci tra FIFA e multinazionali, tra presidenti di società ed evasione: questo libro non è naturalmente per i patiti dei caleidoscopi con le frecce, i cerchietti intermittenti e i colori degli schemi, statici videogiochi ipnotici, questo è un libro partorito da una mente acuta, padrona dello spirito del gioco del calcio e consapevole dei suoi mali.
Meno di un anno fa ha fatto la sua comparsa addirittura nelle edicole italiane, spero che la maggior parte degli appassionati non si sia fatta sfuggire l’occasione, ma nello sfortunato caso che qualcuno abbia perso l’appuntamento, lo ricordo ora: un libro scritto nel 1995, trent’anni fa, ma che inspiegabilmente ci racconta ciò che in questi trent’anni si è poi puntualmente verificato.

Abbiamo dormito noi? E’ stato un indovino lui?
Io non credo né a Babbo Natale, né agli indovini, ma lo dico sotto voce, per non svegliare nessuno.

”…Quando la Spagna era ancora sotto la dittatura di Franco, il Presidente del Real Madrid, Santiago Bernabéu, definiva così la missione della squadra: “Stiamo prestando un servizio alla nazione, Quello che vogliamo è fare contenta la gente”.
e anche il suo collega dell’Atletico Madrid, Vicente Calderon, elogiava le virtù di questo valium collettivo: “Il football serve a fare in modo che la gente non pensi ad altre cose più pericolose…”

“Omaggio al calcio, celebrazione delle sue luci, denuncia delle sue ombre. Non so se è diventato quel che avrebbe dovuto essere, ma so che è cresciuto dentro di me ed è arrivato alla sua ultima pagina, e ora, una volta nato, si offre a voi. E io resto con quella malinconia irrimediabile che tutti sentiamo dopo l’amore, e alla fine della partita…”


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